NELLE TUE MANI “au bout des doigts”
Mai come in questo periodo, il cinema ha interesse per gli adolescenti.
Abbiamo appena visto “il verdetto” ed è appena uscito “nelle tue mani”.
Le mani sono quelle di un adolescente, Mathieu Malinski, che a differenza del protagonista di “Il verdetto” è molto fortunato.
Nel “verdetto” il ragazzo si trova ad avere come contorno degli adulti talmente fragili e vulnerabili che invece di aiutarlo a superare le sue faccende adolescenziali, gli indicano, inconsapevolmente, la strada del suicidio.
“nelle tue mani” invece il ragazzo è baciato dalla fortuna.
Da piccolissimo, un anziano gli insegna a suonare il pianoforte.
Alla sua morte, però, non ha potuto continuare a studiarlo.
“Non abbiamo soldi neanche per mangiare, non posso pagarti le lezioni di pianoforte”
La mamma con un marito assente, con tre figli, concreta e realista gli dice.
Vengono in mente le parole, le stesse, del padre del ballerino Billy Eliot, anche lui senza una moglie con due figli.
Ma entrambi i genitori poveri, alla fine, riconoscendo il talento dei figli, fanno di tutto per aiutarli.
La madre di Mathieu addirittura lo incoraggia a presentarsi ad un concorso molto importante in un giorno in cui la situazione in famiglia è davvero drammatica.
“Mia madre si arrabatta per mandare avanti la baracca, dà da mangiare ai vecchi di notte in un ospizio, per lei l’importante è fare soldi per dare da mangiare a me e ai miei fratelli, quelli come voi che studiano al conservatorio mantenuti dai genitori, nel mio quartiere, li chiamiamo fighetti”
Si trova a dire Mathieu ad una studentessa del conservatorio, che poi diventerà la sua principessa, Anna, una violoncellista.
Mathieu incontrerà sempre diversi ostacoli ma la fortuna persevera.
Da adolescente, mentre suona Bach al pianoforte nella hall della Gare de Lyon, il direttore del conservatorio Pierre Geithner ( Lambert Wilson ) gli riconosce il talento e viene talmente rapito dalla sua musica che gli spiana la strada fino al successo a livello mondiale.
A Pierre Geithner è morto da pochi anni un figlio della stessa età di Mathieu.
Forse, come dirà sua moglie a Mathieu, suo marito lo vuole aiutare, non perché ha talento, ma perché gli richiama in mente il figlio?
“Non sapevo che avevate un figlio e che è morto”
“Pierre non ne parla mai, lui ti aiuta perché tu gli richiami nostro figlio, ti avrà detto che sei unico, che sei bravissimo, che hai talento, che non ha mai sentito nessuno suonare come te, sono tutte bugie”
Offendendolo e deludendolo a tal punto che Mathieu scappa da quella situazione di bambagia e se ne torna nel suo banlieu a casa sua, nella sua miseria, ma il direttore non demorde inseguendo la sua missione fino al punto di separarsi dalla moglie.
Esistono professori che riconoscendo il talento dei loro alunni, li aiutano come se eseguissero un ordine di una “chiamata”
Questo commuove sempre perché ci ricorda , l’amore incondizionato e la responsabilità di ogni docente ma anche il senso di responsabilità e di riconoscenza che deve avere ogni alunno, le risposte che deve dare a chi riconosce il suo talento.
Ci ricorda anche che possiamo trovare i nostri maestri nei modi più inconvenzionali che il caso può offrirci.
Mathieu è un “cenerentolo” un “my fair Lady” che ha trovato un mecenate, dunque è destinato a trovare il suo posto nel mondo, grazie soprattutto all’indomabile fuoco sacro del proprio talento, la musica.
Il contorno di adulti attorno a lui è talmente equilibrato nonostante i loro problemi personali, le loro emozioni e passioni da gestire, che sembrano persino surreali.
Degli adulti, che ogni adolescente oggi vorrebbe avere specialmente i compagni di Mathieu, adolescenti smidollati e disanimati che avrebbero bisogno di una guida.
Dove sono i loro genitori?
Chi sono i loro professori?
Chi hanno attorno?
Quanta responsabilità hanno gli adulti per questa fascia di età molto a rischio!
Un racconto intenso, elegante, raffinato, frizzante e commovente, che incoraggia a mettere a frutto i propri talenti per crescere e trovare il proprio posto nel mondo sfidando tutte le avversità, che incoraggia a rafforzare passione e sogni degli adolescenti col dito puntato sulla difficile vita dei musicisti, sempre minacciati dal reale.
Colpiscono le lezioni quotidiane private della severa contessa ( Kristin Scott Thomas ) a Mathieu:
“bisogna essere umili”
“parte tutto dal cuore, è il battito del cuore a dare ritmo alla vita”
“ogni nota è stata studiata apposta, non è lì per caso”
“non basta la passione ci vuole impegno, disciplina, perseveranza, tenacia, zelo, regole”
Doti che non sono certo mancate a lei, forse le uniche, ma gliele insegna con tutto il cuore ed ciò di cui lui ha bisogno.
Gli insegna a saper gestire il proprio talento, le emozioni, ad ammaestrare l’irruenta passione.
La contessa non si risparmia, gli spiega tutto quello che sa sulla musica, gli spiega il significato delle indicazioni di tempo che leggono insieme sullo spartito:
”Forte, mezzo forte. . . che cos’è secondo te?”
“Una capsula di caffè”
Risponde lui.
L’unica battuta del film.
Lei piano piano si scioglie perché gli riconosce quella spontaneità, quella passione che lei non ha.
E, piano piano, riconoscendo il talento del ragazzo, per la prima volta apre il suo cuore e capisce i suoi limiti attraverso una dote del ragazzo che a lei è mancata, tanta anima. Mathieu ha ricevuto un dono difficile da maneggiare, ma lei gli fa fare il salto di qualità, trasforma la sua passione in professione.
Forse lei non ha potuto trasformare la sua professione in passione.
Ogni sua lezione sembra una dichiarazione d’amore per la musica classica.
Forse il film è una trama scontata classica perché ripercorre tutte le tappe fondamentali della favola con la rivalsa finale del personaggio principale?
Ci si affida troppo ai cliché della parabola eroica?
L’incontro con il maestro, il mecenate salvatore, la principessa azzurra, la paura iniziale, le prove da affrontare, gli inciampi, la caduta e la rinascita finale.
Forse la narrazione è un po’ patetica?
Ma che importa?
Il messaggio arriva.
Fare musica o ascoltarla, muovere le dita sulla tastiera di un pianoforte, al riparo dagli altri e dal mondo circostante.
Il tempo si ferma, il reale scomodo e a volte doloroso si sospende, si addolcisce, perché protetto dalla musica che funge da “daimon” da “spirito guida” da un angelo custode che accompagna sempre.
La musica, come manifestazione fisica dell’anima, è la vera protagonista del film con un Rachmaninov finale che illumina anche le capre.
E’ un invito, per chi non la conosce, a incominciare a darsi da fare, ad appassionarsi, se non come musicisti, almeno come cultori e amatori.